CONFCOMMERCIO BARI BAT - AMBROSI: “IL WEB È UNA REALTÀ MA IL COMMERCIO DEVE ESSERE SALVATO”

di redazione press

CONFCOMMERCIO BARI BAT - AMBROSI: “IL WEB È UNA REALTÀ MA IL COMMERCIO DEVE ESSERE SALVATO”

Bari Attualità

letto: 236 volte 9 gennaio 2020 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


Ho letto e apprezzato l'intervento di Filippo Santigliano pubblicato nei giorni scorsi sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Le sue riflessioni sul commercio al tempo dei saldi - e purtroppo anche dell'escalation criminale a Foggia - sono pienamente condivisibili e toccano questioni ancora irrisolte, a danno degli operatori, che vedono da anni l'impegno di Confcommercio in tutte le sedi istituzionali, locali e nazionali, in cui si discute il futuro di un settore che oltre a essere economia, contribuisce al bel volto delle città. Un settore chiamato, da tempo, a fare i conti non solo con una generale crisi degli acquisti, a sua volta figlia di una più ampia crisi economica, ma anche con la moltiplicazione dei centri commerciali e il boom del commercio elettronico, che secondo dati Istat, nel 2018 ha visto crescere al 55,9% gli internauti che in Italia scelgono di comprare on line (53% nel 2017).

Non si può arrestare il cambiamento, su questo siamo tutti d'accordo. Non si può tornare indietro, abolire Interent, i social, le vetrine on line, i colossi del web. Sarebbe anacronistico, ma prima di tutto impossibile.

Ma si sappia, però, che allo stesso modo non si può da un lato riconoscere che i sistemi commerciali delle aree urbane rappresentino veri e propri luoghi di riferimento per intere comunità, e dall'altra far "suicidare" il commercio di vicinato nell'assenza totale di regole condivise e di supporti delle istituzioni. Che è quanto, di fatto, sta accadendo. Con notevoli conseguenze sul piano anche occupazionale. Perché ogni attività che chiude determina la perdita di posti di lavoro. Sì, il nuovo deposito di Amazon, che sta sorgendo a Bitonto, darà lavoro a cento persone ma quante lo hanno perso per colpa dell'assenza di regolamentazione in Italia dell'attività di colossi del web come Amazon?

I commercianti pagano le tasse, molte più di quante ne pagano i giganti del web che nel 2018 hanno versato all’erario 64 milioni di euro, paria circa il 2,7% dei ricavi. Poca roba, nonostante la crescita vertiginosa dei fatturati, con picchi anche del 300%, con incassi pari a 850 miliardi di euro a livello.

I commercianti hanno limiti orari: non possono stare sempre aperti come invece può fare un negozio on line.

I commercianti che decidono di praticare sconti su alcuni articoli - fuori dal periodo dei saldi - devono comunicarlo al Comune. On line si può scontare tutto, senza dar conto a nessuno.

E sono solo tre esempi per dimostrare la condizione di svantaggio patita dagli esercizi di vicinato ai tempi di Amazon, per citare ancora la più grande piattaforma degli acquisti on line.

Ultimo ma non meno importante: i commercianti sono sovraesposti a fenomeni estorsivi, come la più infelice e recente cronaca foggiana, dimostra. E nonostante questa incombente minaccia, ogni giorno, alzando le saracinesche danno il loro insostituibile contributo alla sicurezza delle strade e degli stessi cittadini, che si sentono rassicurati dalla presenza fisica degli operatori e dalla luce delle vetrine e delle insegne. Come dar nuova linfa alle attività commerciali cittadine? Rafforzando il senso di appartenenza, di aggregazione e quindi di collaborazione nella riqualificazione urbana? Anche, ma non basta più.

La sopravvivenza del commercio nelle nostre città ha oggi solo una soluzione: regole. Che in Italia devono essere uguali per tutti, per il piccolo negozio come per il gigante del web. E' una improcrastinabile questione politica nazionale. Da mettere al centro dell'agenda di Governo nel 2020, insieme ad altre questioni sociali ed economiche, che riguardano i diritti delle persone a vivere in uno Stato in cui davvero le legge è uguale per tutti.”

Alessandro Ambrosi, presidente Confcommercio Bari/Bat