UNA DEMOCRAZIA MODERNA NON PUO’ RINUNCIARE ALLE DONNE

di Vito De leo

UNA DEMOCRAZIA MODERNA NON PUO’ RINUNCIARE ALLE DONNE

Corato Attualità

letto: 141 volte 7 marzo 2018 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


Ho letto con piacere la notizia che anche il nostro Comune, su iniziativa dell’Assessorato alle politiche sociali e pari opportunità, Antonella Rosito, in collaborazione con la Consulta pari opportunità, il Centro antiviolenza “Riscoprirsi” e le associazioni Adisco, Fidapa Bpw Italy Sez. Corato, Donne e Società, Lo scrigno delle donne, Penelope - Gens Nova, Il Tempio di Serapide, organizzerà nel mese di marzo una serie di incontri finalizzati a rendere la donna non solo oggetto episodico di attenzione il giorno 8 marzo ma sempre soggetto attivo ad ogni livello, nella vita umana.

L’occasione è propizia per contribuire, nella mia veste di referente del Centro Studi politici “A. Moro” ad approfondire un ‘argomento di grande attualità, poco trattato non solo nella recente campagna elettorale, ma anche nelle sedi istituzionali, politiche, sociali e culturali.

Una democrazia moderna non può rinunciare alle donne Esistono molti motivi per cui un paese democratico non può rinunciare al contributo delle donne. Ne cito alcuni indicati nel mio libro “Quando politica e morale viaggiano su binari diversi”.

1) E’ una questione di giustizia. La costituzione (art. 3 e art. 51) sancisce l’eguaglianza di genere nell’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive. La sistematica esclusione delle donne dalle cariche politiche è anti-costituzionale.

2) Le leggi proposte e approvate in Parlamento riguardano donne e uomini in ugual misura. Anzi, alcuni temi su cui si esprime il Parlamento sono di particolare e, a volte, esclusiva rilevanza per le donne. Quando si decide di ridurre il tempo pieno nelle scuole pubbliche, chi pagherà maggiormente le conseguenze? Quando si decide sulla fecondazione assistita, sullo stupro, sull’ aborto, quali sono le persone direttamente interessate? In una vera democrazia, quale logica può giustificare l’esclusione di uno o dell’altro gruppo dal potere legislativo?

3) Le donne sono portatrici di una cultura diversa. Ricerche psicologiche e sociologiche dimostrano che, mediamente, le donne sono più propense a condividere valori democratici come l’uguaglianza, la responsabilità sociale, l’accoglienza, la protezione dell’ambiente e meno propense ad accettare una struttura sociale gerarchica in cui un gruppo domina su di un altro e in cui le minoranze non vengono rispettate. In altre parole, sono loro le portatrici dei valori democratici per eccellenza. E’proprio per questo che le istituzioni e, in particolare, i partiti progressisti non possono fare a meno delle donne, a meno che non vogliano rinunciare proprio alla realizzazione dei valori che li distinguono.

4) Infine, la presenza delle donne potrebbe dare un importante contributo per “fare pulizia” all’interno della scena politica italiana. Sotto il profilo etico le donne sono meno accomodanti degli uomini. E’ ben documentata la loro minore propensione alla delinquenza di qualsiasi natura, dai furti agli omicidi: solo una piccola parte dei reati commessi in Italia è imputabile a donne. Questo vale anche per molti crimini di tipo economico, come le truffe e le frodi informatiche, settori in cui solo il 22% dei reati sono compiuti da mani femminili Esiste evidenza empirica che le donne sono, mediamente, meno tolleranti rispetto alla disonestà e a pratiche immorali negli affari.

Negli ultimi anni, la società italiana ha conosciuto un degrado etico senza confronti nel mondo occidentale, a cominciare dallo sfruttamento sessuale delle donne. In Italia. Le donne, al contrario, in genere, quando esercitano il potere, non usano la propria posizione o i propri soldi per comprare sesso e non decidono le carriere altrui in base alla disponibilità a passare per il loro letto. Lo sfruttamento sessuale non fa parte della loro cultura. Ben venga, quindi, la presenza femminile in politica.

E ’quindi necessario un intervento drastico che favorisca il riequilibrio della rappresentanza in base al genere. Quale regola può ristabilire l’equilibrio tra i generi? La regola più semplice, applicabile nelle elezioni europee, nazionali e locali, è che in ciascuna lista elettorale un posto ogni due sia assegnato a una donna, ossia che uomini e donne siano presenti in lista in modo alternato, come i denti di una cerniera lampo, come uno zip. Non è complicato. È solo questione di logica.

Bisogna dare la possibilità alle donne che ne hanno capacità, predisposizione e vocazione per l’attività politica di partecipare alla “gara” senza penalizzazioni rispetto ai colleghi maschi. Crediamo, quindi, che in Parlamento e nei Consigli regionali, provinciali e comunali, in rappresentanza dei cittadini, debbano sedere donne e uomini che abbiano dato prova di possedere competenze politiche di alto livello e grandi motivazioni.

La selezione quindi deve essere sulla qualità e non certo sulla quantità. Ciò non toglie che riteniamo necessaria un’opera di sensibilizzazione nella società, affinché sostengano con il voto quelle donne che abbiano dimostrato capacità. Si avverte, infatti, un grande bisogno del loro apporto, della loro sensibilità e della loro visione delle cose, anche ai massimi livelli.

Vito De Leo