"Impossibile dimenticare chi ci ha dato molto da ricordare!"

di Savino Sarno

"Impossibile dimenticare chi ci ha dato molto da ricordare!"

Barletta Attualità

letto: 677 volte 22 gennaio 2021 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


La Giornata della Memoria si chiama così proprio perché è pensata per ricordare, per coltivare e facilitare il ricordo. Ma a cosa serve ricordare? La memoria non è una cosa scontata, va allenata e tenuta costantemente in considerazione nella nostra vita quotidiana, pena perderla e ricadere così negli stessi errori del passato. Il 27 gennaio la memoria di tutti noi va alle vittime dell’Olocausto, del nazismo e del fascismo. Ma perché per ricordare uno dei crimini più ripugnanti commessi dal genere umano si è scelto proprio il 27 gennaio? Il motivo è che nello stesso giorno del 1945, ormai 75 anni fa, fu liberata la città di Auschwitz, in Polonia, e così fu anche scoperto il campo di sterminio destinato a diventare il simbolo del genocidio nazifascista.

Quel 27 gennaio, verso mezzogiorno, le truppe sovietiche varcarono i cancelli del campo di Auschwitz e trovarono migliaia di prigionieri in condizioni disumane: alla fame, molti di loro usati per esperimenti medici e sistematicamente torturati. Si stima che i sopravvissuti allo sterminio e salvati dai sovietici quel giorno furono circa settemila: pochissimi, purtroppo, rispetto al numero di quelli che invece lì, in quello stesso luogo, trovarono la morte, un milione e centomila persone. Sono numeri difficili da immaginare, forse persino impossibili da capire.

È stato opportunamente detto che “non è mai troppo tardi per ricordare”, per questo la vicenda dell’internamento nei campi di concentramento e di sterminio è ancora di attualità. La cosiddetta “burocrazia dello sterminio nazista” ha tentato di annullare l’esistenza di milioni di individui nei tredici anni forse più tragici della storia contemporanea. Nel caso di 11 milioni di persone lo ha fatto letteralmente provocandone la morte fisica. La stessa burocrazia dello sterminio non aveva a che fare con esseri umani quanto con categorie e queste si distinguevano per i triangoli e le stelle di vari colori. Opportunamente, proprio per questa ragione, storici e studiosi hanno parlato di recente di “olocausti”, anche se dal 1985 questo termine è stato sostituito dalla parola ebraica “Shoah” (“distruzione”).

Il secondo termine ingloba anche le persecuzioni e l'uccisione di milioni di altre persone ed etnie ritenute "indesiderabili": gli omosessuali, gli oppositori politici, gli zingari, i Testimoni di Geova, i soggetti con handicap fisici e mentali, gli Slavi e i Polacchi non ebrei.

La memoria serve a sentire le cose vicine, presenti, possibili. A questo serve. Ricordare eventi come l’Olocausto è utile ad essere consapevoli di un fatto agghiacciante ma reale: quell’orrore potrebbe succedere di nuovo. E l’unico antidoto al ritorno della malattia autoritaria e nazifascista è il ricordo. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro, sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti!

A questo punto la domanda è: Dal 1945 ad oggi possiamo affermare che l’uomo ha imparato la lezione? Esiste una verità assoluta che nessuno può negare, “l’uomo ha dominato e continua a dominare l’uomo a suo danno!”


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