Scuola ai Tempi del Virus - Volere è Potere

di Vincenzo Leonetti

Scuola ai Tempi del Virus - Volere è Potere

Andria Attualità

letto: 551 volte 23 marzo 2020 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa. Questa riflessione, tratta dalla prefazione del pedagogista italiano Ernesto Codignola, allora solo 14enne, al volumetto Scuola e Società (1899) di John Dewey, risuona sempre tanto attuale sebbene sia stata scritta più di cento anni fa. E, a giudicare dal successo riscosso da quel libro e dalla carriera che il giovane Codignola ha intrapreso da quel momento in avanti, credo sia giusto annoverarla tra le massime senza tempo del mondo Scuola.

Ancor di più risuona attuale in questi giorni. Giorni travagliati, tristi, caratterizzati da quella strana sensazione di ritrovarsi in una condizione anomala, ben distante dalla normalità. Ho letto attentamente l'articolo-inchiesta di Lucia Olivieri e ritengo opportuno fare delle considerazioni che non sono riuscite a ritagliarsi lo spazio di un commento.

Apprezzo molto l'impegno e la dedizione che docenti, genitori e studenti profondono giorno dopo giorno nella speranza di chiudere l'anno scolastico in corso nel pieno rispetto dei programmi ministeriali. Soprattutto è ammirevole l'impegno di tantissimi genitori che, in un periodo anomalo in cui il docente si manifesta come un'immagine parlante dietro uno schermo, si trasformano in insegnanti aggiunti e, sebbene qualche comprensibile difficoltà, dedicano del tempo prezioso per sostenere i propri figli nell'apprendimento. In quella che oggi chiamiamo didattica a distanza.

Eppure il sottoscritto, che non può fare a meno di contestualizzare la problematica ad Andria e agli andriesi, crede che forse (e dico forse) ci siano troppe ombre, più di quante ne dovrebbero esserci. Non voglio polemizzare, sia ben chiaro, ma a mio modesto parere, una buona parte delle problematiche denunciate nell'articolo è assolutamente risolvibile e non certo vincolante sull'apprendimento dei ragazzi. Faccio qualche esempio.

Si è parlato di docenti, specie quelli precari, privi di dispositivi informatici. Innanzitutto, è doveroso spendere delle parole per notare tutte quelle scuole - come l'ITIS di Andria che io ho terminato di frequentare ben quattro anni fa - che ormai da anni adottano il registro elettronico e muniscono tutti i docenti di tablet (specie quelli meno tecnologici) per l'espletamento delle attività. Ovviamente il problema persiste in tutte le altre scuole che si affidano al buon vecchio registro cartaceo ma, a questo punto, mi sorge un'altra domanda: com'è possibile che nel 2020, con tutte le possibilità e le agevolazioni che la tecnologia fornisce all'istruzione, ci siano ancora docenti non muniti anche di un solo smartphone o di un tablet?! Viviamo in un periodo fortunatamente tecnologico che permette di rendere smart tantissime attività che magari i miei genitori non potevano nemmeno sognare, come consultare un'enciclopedia a portata di mano e a costo zero. Fatico a credere che ci siano dei professori ancora senza un dispositivo tecnologico.

Un'altra considerazione, forse un po' più scomoda, ma che sento di dover fare: si è parlato di digital divide anche per le famiglie denunciando, in particolar modo, chi non ha la possibilità di comprare un dispositivo telematico. Io credo che le persone che veramente non possono affrontare una spesa simile siano molte meno di quante si possono immaginare a leggere l'articolo. Badate bene che per un tablet user-base in grado di funzionare decentemente bastano all'incirca soli 50 euro: non certo una spesa da capogiro e sicuramente molto meno del costo dei libri per l'anno scolastico. Ah, dimenticavo, se vi chiedete dove reperire un PC o un tablet in questi giorni di chiusura totale, vi ricordo che esistono tantissimi siti di e-commerce assolutamente affidabili le cui offerte non solo sono economiche ma permettono di consegnare il prodotto direttamente a casa in pochissimi giorni lavorativi - anche in tempi di Coronavirus.

Per quanto riguarda i pacchetti dati in esaurimento, vorrei ricordare inoltre che ci sono alcuni gestori telefonici affermati (e non certo di nuova apertura) che stanno sovvenzionando i propri clienti con offerte di GB aggiuntivi o addirittura illimitati per settimane o mesi. E poi, parliamoci chiaro: una videoconferenza di alta qualità audio/video di 5 ore - equivalente ad una giornata scolastica - su Skype consuma al più 900/950 MB totali, pari all'incirca a 20 GB al mese. Riducendo di un tantino la qualità video è possibile ridurre il consumo anche a meno di 7 GB al mese. Considerando che a mio parere sono pochissimi i docenti che in questi giorni stanno facendo 5 ore di video ininterrotte e che ormai tutti abbiamo almeno 10 GB a disposizione sui nostri cellulari, mi viene da pensare che tutto questo spreco di banda non sia affatto imputabile a qualche oretta di studio su Skype. Anch'io, che non ho una linea fissa a casa e lavoro nel settore della programmazione - che richiede accessibilità alla rete full-time - sono costretto a lavorare in Smart Working con l'Hotspot del mio cellulare e riesco a stare perfettamente dentro i 15 GB mensili. Dopodiché volere è potere, morti 10 GB se ne fanno altri.

A queste considerazioni potrei aggiungere la solita "deficiente furbizia" di alcuni studenti che approfittano dell'emergenza per rendersi irreperibili e non perseguibili per vie disciplinari. Ma, siccome vorrei farvi passare un messaggio diverso dagli ordinari moniti alla responsabilità civile e personale di cui ho abbondantemente parlato in altri miei articoli, preferisco lasciare le interpretazioni di questo fenomeno all'opinione pubblica che, si sa, è sempre tanto diversificata.

Vorrei portare all'attenzione, infatti, tutti quei docenti e genitori - specie quelli con tanti figli - armati di buona volontà che, sebbene tutte le problematiche del caso, si prodigano per l'istruzione dei ragazzi senza fare tanto "gli schizzinosi". Scusatemi se offendo qualcuno, ma non riesco a credere ancora alle storielle di chi si lamenta perché non sa usare lo strumento, non ha GB a sufficienza o è costretto a lavorare in un posto dove "Internet non prende bene"; magari sono gli stessi che però quando c'è da "piratare" un film ci riescono alla grande.

Riportandomi alla citazione con cui ho introdotto l'articolo, sono convinto che si possa fare scuola anche da casa, anche in tempi di Coronavirus. Con meno vittimismi e più buona volontà, ci accorgeremo che il modo per studiare esiste e non è così tanto problematico come qualcuno denuncia. È vero, non tutti i problemi si risolvono con uno schiocco di dita e il gap del "digital divide" non si estingue solo a parole: eppure è necessario adoperarsi tutti quanti insieme, contribuendo ognuno al massimo delle proprie possibilità. Se la nostra capacità di reazione si ferma ad attendere che ci vengano stanziati dei fondi per acquistare dei PC e non ottimizziamo quello che già abbiamo a disposizione, rischiamo di rimanere senza scuola per troppo tempo e questo è un lusso che non possiamo permetterci, specialmente con la situazione di emergenza che abbiamo in corso. Di certo questa scuola a distanza non è e non potrà mai essere la stessa cui siamo abituati ma un piccolo sforzo possiamo farlo tutti. Facciamolo per chi questi giorni sta combattendo nelle corsie, rischiando la propria vita, senza fare la vittima o l'impossibilitato. Facciamolo per questi ragazzi, per il loro futuro, il vostro futuro.

Volere è potere.