Quando ritornare è più difficile che partire

di Vincenzo Leonetti

Quando ritornare è più difficile che partire

Andria Attualità

letto: 480 volte 17 luglio 2019 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


Ringrazio vivamente il sig. D’Avanzo per gli auguri e soprattutto per aver dato risposta al mio intervento. Ho letto attentamente il suo articolo e, sebbene rispecchi fedelmente la realtà delle cose, ho colto anche alcuni spunti sui quali mi permetto di fare delle considerazioni.

Innanzitutto, sono abbastanza scettico sulla scommessa di riportare gli andriesi ad Andria nel prossimo decennio. A mio parere, più che rimediare al problema è più urgente creare i presupposti tali per cui lo stesso non si generi: in parole povere, credo che sia più importante far rimanere ad Andria i giovani di oggi più che richiamare i giovani di ieri.

Mi permetta di considerare un particolare non poco ininfluente: una buona parte di chi emigra dal Sud per approdare in nuovi lidi finisce per ambientarsi e, un po’ per necessità, un po’ per i nuovi legami che vengono a crearsi, inizia a venir sempre meno la necessità di ritornare a vivere nella propria terra. E questo non lo dico alla sola luce della mia esperienza, ma osservando i tanti altri ragazzi più grandi di me che lontano da casa hanno messo su famiglia e lavoro. La testimonianza che lei stesso ha riportato nel suo articolo ne è un esempio.

Ovvio che non tutti rientrano in questa casistica, ma le posso garantire che se da un lato è difficile andar via da casa, dall’altro è ancora più difficile ritornarci. Questo perché, va anche detto, il Nord Italia e l’estero in particolar modo non attraggono i giovani del Mezzogiorno solo per il lavoro ma soprattutto per le svariate opportunità che queste realtà offrono. Non sono qui ad elencarle, anche perché non ci sarebbe alcun margine di competizione, ma se tutto ciò è reso possibile, è merito della mentalità aperta e innovativa che caratterizza queste società.

È questo il punto su cui dovremmo batterci: serve innovare, ammodernare, riformare le idee, prima ancora delle giunte comunali. Serve che le imprese inizino a mettersi al pari di quelle del Nord, invece che farsi la guerra l’un l’altra per spartirsi le briciole dei ricchi. Queste, purtroppo, sono delle mancanze gravissime per la nostra economia che, invece di ambire ad un modello coeso di identificazione e sviluppo territoriale, continua a basarsi sui vecchi precetti del “questo è tuo e questo è mio”. Per questi motivi, i finanziamenti, di cui lei parlava, io li investirei nella promozione e nel sovvenzionamento di consorzi e cooperative andriesi che incentivino i nostri imprenditori (specie nel settore agricolo-alimentare) a produrre e cooperare nel commercio degli indiscussi tesori nostrani, favorendo la creazione di importanti posti di lavoro.

Le lascio immaginare quanto mi sia sentito preso in giro nel momento in cui ho ordinato, in un ristorante milanese, una burrata di Andria che invece era stata prodotta in un caseificio romano. Finché non avremo tutti una visione comune del fenomeno, continueremo a pestarci i piedi e prestare facilmente il fianco a chi fa profitti utilizzando il nostro nome e plagiando la qualità dei nostri produttori.

Questi sono gli investimenti e le scommesse che, a mio modesto parere, andrebbero fatti. Non si può nel 2019 continuare a fare affidamento esclusivamente sui finanziamenti alle opere pubbliche per creare dei posti di lavoro. Non metto certo in discussione l’importanza che tali opere rivestono per la città ma preferisco sostenere un progetto di sviluppo a lungo termine che renda protagonisti gli imprenditori andriesi più che appaltatori arrivati da chissà dove. Questa è la sfida che vorrei le prossime amministrazioni colgano: affiancando e sostenendo le nostre imprese (e non tagliando loro le gambe) forse potremmo scrivere un capitolo nuovo per la nostra città.

A tal proposito, premo affinché nella futura giunta ci siano persone che, benché preparate e competenti, abbiano il fervore di tenere a cuore il bene della comunità e la sana follia di cambiare le cose. Senza fare mille promesse. Sarebbe poco coerente rivedere su quelle poltrone gente che, dopo esserci stata seduta per troppo tempo "con gli occhi e le orecchie chiusi", torni a predicare le tante belle cose che i cittadini hanno voglia di sentire. Sono stanco delle campagne elettorali fini a sé stesse e di quei personaggi che giustificano le proprie competenze esclusivamente in funzione degli anni di militanza politica. Sia ben chiaro, non sto dicendo che i vecchi vanno mandati in pensione ma che è facile confondere esperienza per competenza.

Il rinnovamento passa anche dall’avvicinamento delle nuove generazioni alla vita politica della città e sono convinto che solo chi ha vissuto e servito Andria per tanti anni ha la facoltà di accollarsi questo onere. Purtroppo, noto tanto disinteresse e indifferenza tra i ragazzi nei confronti della città e questo rappresenta un gravissimo sintomo di sfiducia nei confronti dell’amministrazione pubblica. Tuttavia, sono convinto che se verranno impegnati tutti gli sforzi necessari nella giusta direzione, i giovani potranno finalmente essere il vero vettore trainante di questa sempre più vecchia comunità.