Asmae Dachan: quando la cronaca si fa storia. Siria protagonista dell'incontro al "Tannoia"

di Padre A M Tannoia Istituto Tecnico Economico e Tecnologico di Corato

Asmae Dachan: quando la cronaca si fa storia. Siria protagonista dell'incontro al "Tannoia"

Corato Cronaca

letto: 209 volte 10 aprile 2018 Non raggiunti il minimo di 3 voti.


Per favore, ragazzi, ponete sempre al primo posto le persone, prima loro poi le questioni della geo-politica”. E i ragazzi delle classi del “Tannoia” di Corato, catturati dalla forza della testimonianza personale di Asmae Dachan hanno partecipato con intelligenza ed emozione all’incontro con questa giornalista siriana d’origine e italiana di adozione che mette a rischio la vita per informare, denunciare, documentare la tragedia del suo popolo. Un compito che vale una vita, come quelle perdute dagli attivisti siriani, giovani e meno giovani, per affermare l’impossibilità della rinuncia alla libertà. Le vite che continuano a perdere i cosiddetti “ribelli” -tali sono nell’ipocrita linguaggio della cattiva informazione-, ovvero quanti si ribellano a un regime che massacra gli oppositori, e che gasa i bambini come dimostrano le immagini che giornalisti e medici e insegnanti e avvocati coraggiosi fanno in questi giorni viaggiare nel web sulla strage chimica di Duma. Dal Syrian Network for Human Rights, al Syrians for Truth and Justice, fino al Syrian Centre for Human Rights Studies sono tante le organizzazioni siriane che documentano le violazioni dei diritti umani e i crimini contro i civili. E tanti sono i coraggiosi che nascosti nelle cantine, nei garage o sfidando il regime sulle strade cercano fare scuola in qualsiasi condizioni e persino a qualsiasi costo, per sottrarre i bambini e i ragazzi alla morte della coscienza, oltre che alla morte fisica.

Per questo a introduzione dell’incontro il Dirigente scolastico Nunzia Tarantini ha insistito sull’occasione dell’incontro con Asmae Dachan come esperienza civile nel senso più pieno. La parola è andata poi alla prof.ssa Clementina Abbattista che ha portato i saluti del presidente dei “Presìdi del libro” di Corato, Angela Pisicchio, sottolineando l’importanza che la scuola faccia propri i valori formativi trasmessi da un romanzo come quello scritto da Asmae, “Il silenzio del mare”. La conferma è arrivata al termine dell’incontro: il libro è andato a ruba.

Quante storie in una sola storia ha raccontato Asmae: con i loro volti e i loro nomi, indimenticabili donne e uomini la cui vita non è più nella cronaca perché è nella storia della Siria. Conoscerle mentre, ancora oggi, Al-Assad utilizza armi chimiche per ridurre a larva il suo popolo, abolisce lo scarto tra la cronaca e la storia, come ha rilevato il prof. Rocco.

Asmae ha testimoniato dei bambini uccisi e di quelli trasformati in soldati, e di quelli che sopravvivono a 7 anni di guerra e di morte e che non si può sapere oggi che uomini saranno domani. Di una opinione pubblica mondiale che non sa, che ignora, o che guarda, inorridita, da una distanza di sicurezza. E della Comunità politica europea che non agisce, che non fa sentire il suo peso nemmeno in un momento come quello attuale in cui si stanno decidendo le sorti del popolo siriano. Si, perché -ha informato Dachan- le trattative fra gli attori in gioco prevedono una Siria fatta a pezzi, una parte in mano alla dittatura della famiglia Assad, una alle forze della resistenza armata contro Assad, e una curda. E l’ONU sta forse scontando la sua crisi più grave balbettando nelle ultime ore che occorrerà verificare le notizie sulla strage di Duma, quella di domenica scorsa con i gas. “E’ da dieci anni che l’ONU verifica” ha tristemente commentato Dachan.

Così dimenticata la Siria ma così al centro degli interessi geopolitici ed economici mondiali tra Russia, Cina, Stati Uniti, Iran, Turchia. Una prosecuzione della guerra fredda? Ha domandato uno studente cogliendo il nodo politico del problema Siria, e ricevendo da Asmae una conferma e una indicazione di futuro: tanti profughi siriani, in molte parti del mondo, in mille iniziative, parlano di ciò che vorrebbero per se stessi e per il loro Paese, nel quale molti vorrebbero poter tornare. E moltiplicano i contatti con chi in Siria è rimasto, perché la ricostruzione di un popolo libero sia possibile, un giorno, insieme.


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